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Confesso

CONFESSO (2022)

Una pistola, un bandito, un uomo qualunque che vuole farla finita.

Nella desolazione di un magazzino abbandonato, il racconto di una vita si trasforma in confessione. Un amore impossibile, la guerra nella ex Jugoslavia, l’incontro con l’orrore, i segreti inconfessabili.

 

Un duello tra due uomini all’apparenza opposti, che a poco a poco confonde i ruoli, fino a restare sospeso tra perdizione e perdono, tra vita e morte.

Un equilibrismo che li può portare alla salvezza come all’oblio.

 

“Confesso” ha vinto la prima edizione del concorso storico-letterario “Parole Chiave”, promosso nel 2022 dall’associazione culturale “Soffitte in Piazza” di Polesella, con il patrocinio del comune di Polesella (RO). “Confesso” è stato pubblicato da BookTribu Editore.

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Volevo esplorare l’incontro di una persona qualunque con l’orrore. Non quello subìto, ma quello inferto. L’esplorazione psicologica del personaggio è così diventata un viaggio negli angoli più bui dell’animo umano. Approfittare delle circostanze per lavarsi da ogni responsabilità: chi può dirsi immune dall’onnipotenza dell’impunità?

INTERVISTA

Sabato 18 giugno 2022 si è svolta la cerimonia di premiazione del primo concorso storico-letterario nazionale “Parole Chiave”. Il concorso, patrocinato dal Comune di Polesella, è stato ideato dall’associazione culturale “Soffitte in Piazza”. Nella sezione dedicata ai manoscritti inediti si è imposto Maurizio Venturino con “Confesso”, la cui pubblicazione è stata curata da Annalisa Fuso.

Queste le motivazioni del primo premio assegnato: «Il romanzo scava nella psiche umana e ci mostra come anche una persona qualunque può arrivare a compiere azioni efferate. È costruito su un buon ritmo narrativo, la sintassi è chiara e fluida e c’è un’ottima padronanza della lingua italiana, i luoghi sono ben descritti e anche le atmosfere, che riflettono gli stati d’animo. Il romanzo ha una grande capacità di stimolare riflessioni sulla guerra, sul suicidio, sulla vita e sui valori familiari. Particolarmente apprezzata dai lettori una caratteristica del bandito: la facoltà (perduta) di leggere l’animo delle persone».

Maurizio Venturino – già vincitore del 5° Concorso letterario nazionale di BookTribu con l’opera “Il segreto della collina”– è stato intervistato per noi da Annalisa Fuso.

A proposito di parole chiave, possiamo dire che quelle del tuo romanzo sono immunità, onnipotenza e impunità?

«Sì, e sono in relazione tra loro. La certezza dell’impunità porta all’immunità, che è autoassoluzione e intoccabilità rispetto alla legge morale e fattuale. Tutto ciò sconfina nell’onnipotenza. È una tentazione forte. Possiamo dircene davvero immuni? Questa domanda è il filo conduttore che accompagna lo scavo psicologico dei due personaggi, perché nulla è mai senza prezzo, compresa l’impunità.»

Non conosciamo mai il nome dei due personaggi principali. Perché?

«Proprio perché sono nessuno, rappresentano ciascuno. Un uomo comune e un uomo caduto: sono paradigmatici di tanti, forse di tutti. Il loro scavarsi nell’anima diventa un percorso dove ciascuno può misurare la propria vita e trarre le proprie conclusioni.»

Il protagonista, il Peccatore, lascia il mondo ordinario per buttarsi nella guerra della ex Jugoslavia. Cosa ti ha portato a scegliere questa ambientazione, che hai descritto in modo preciso e particolareggiato?

«Ho vissuto, da giornalista e da operatore sociale, la guerra nella ex Jugoslavia. È stata un’esperienza forte. Il romanzo è stato l’occasione per recuperare tante sensazioni che mi portavo dentro. Quella guerra era anche il palcoscenico ideale per rappresentare l’inconsapevolezza di un uomo qualunque che si abbandona al male.»

Cosa ha ispirato, invece, il luogo indefinito del porto vecchio?

«Sono nato in Liguria, sul mare. Molti dei miei ricordi giovanili restano legati al porto, che in quegli anni era particolarmente degradato. Ho solo esasperato il senso di abbandono, contraltare del vuoto che avvolge i personaggi.»

Le donne sono i personaggi più forti di questa storia, che hanno un ruolo determinante in molti punti di svolta, giusto?

«Le donne sono dominanti nella vita dei personaggi. Il romanzo ribalta l’immagine dell’uomo forte, ne mette a nudo le fragilità nascoste. La debolezza dei personaggi è ciò che li condanna. Non hanno saputo dire di no. C’è un’eco della crisi del maschile nella società contemporanea, anche se non era questo il tema centrale del romanzo.»

So che ti occupi di welfare nell’ambito della disabilità acquisita. Quanto questo dedicarsi agli altri, interpretarne i bisogni, influenza la tua scrittura? Mi viene in mente un personaggio che ho amato molto e che definirei surreale: Martello, e il suo leggere l’animo delle persone...

«La parola di partenza è questa: empatia. È il cuore del welfare, o almeno dovrebbe esserlo. Esprime la capacità di immedesimarsi negli altri. Leggere l’animo delle persone, la capacità perduta di Martello, va però oltre l’empatia. Significa diventare l’altro. Non è un caso che sia una capacità sovrumana. Martello è reale tanto quanto surreale, forse perché appartiene a un’altra natura.»

[intervista uscita sul sito di BookTribu il 22 giugno 2022]

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