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VOLICOLORI

Immagine del redattore: Giada VenturinoGiada Venturino

«Uffa, non ne ho voglia.»

Aveva compiuto cinque anni da un mese e si sentiva grande. Proprio non le andava di andare dietro alla mamma. Voleva guardare un cartone e invece…

«Non adesso. Dobbiamo andare in un posto. Ci saranno tanti quadri. Il cartone lo puoi guardare sempre, la mostra no. Vedrai, ti piacerà.»

La parola “sempre” non le piacque. Che voleva dire la mamma? Lei voleva vedere il cartone adesso. E poi cos’era una “mostra”? A lei piacevano i mostri, ma quelli simpatici di certi giochi sul telefono della mamma. Per ripicca si fece vestire come quando era piccola. Finse di avere il corpo morto.

Misaki Matteo del Giudice
Matteo Del Giudice – Misaki (Bellezza che sboccia) – 2023 – acrilico su plexiglas cm 50x100

«Sei insopportabile! Basta, infilati quel vestito, altrimenti te lo sogni il cartone.»

Si arrese, mettendo il muso. Non aprì bocca lungo tutto il tragitto in auto. Una volta scesa, si fece trascinare per mano dalla mamma fino al “posto”. Entrò e si sentì piccola. La stanza era enorme, si mise a faccia in su a guardare il soffitto, le sembrò altissimo. Era questa una “mostra”? Vide la mamma che parlava con un signore, restò indecisa accanto a lei, poi provò a esplorare la grande stanza. Non trovò nulla con cui giocare e tornò dalla mamma.

«Mi annoio.»

Glielo disse tirandola per una mano.

«Perché non guardi i quadri? Tu prova, magari ti piace.»

Non ebbe neanche il tempo di rispondere, che la mamma riprese a parlare con il signore. Si allontanò mogia, dovunque si muovesse c’era sempre qualcuna di quelle “cose” che la mamma aveva chiamato quadri. Fece la sostenuta, camminò dando calcetti a delle pietruzze che erano sul pavimento. Ogni tanto le scappò un’occhiata a qualcuna delle “cose”, c’erano tanti colori, questo sì, ma erano tutti pasticciati, uno sopra l’altro.



Non era come nei cartoni, non c’erano bambini, animali, case, alberi, fiori, auto, tutte le cose che vedeva ogni giorno.

«I miei disegni sono più belli.»

Lo pensò convinta, sistemandosi il vestito per darsi un tono. Guardò verso la mamma, per cercare la sua approvazione, ma lei era impegnata con il signore e non si accorse di lei. Abbassò gli occhi delusa e quando li rialzò, rimase incantata a fissare una delle “cose” appese al muro.

Si avvicinò piano piano, guardò meglio il quadro, facendo correre gli occhi dal basso in alto, da destra a sinistra. Provò la sensazione di vedere una giornata di sole. Fu solo un attimo, perché fu attratta da schizzi di nero, le sembrarono muoversi verso di lei. Non fu spaventata, anche se fece un passetto indietro. Li seguì con lo sguardo e alla fine gli schizzi formarono una porta proprio davanti a lei. Non era come quella di casa, era vuota, era solo una cornice nera, sospesa in aria. Inclinò la testa per guardarla meglio, era storta. Senza pensare, allungò una mano, l’avvicinò alla porta, proprio nel centro dove non c’era niente, solo i colori caldi della “cosa”, che se ne stava immobile più indietro sul muro.

Viaggiare ad occhi chiusi Matteo Del Giudice
Matteo Del Giudice – Viaggiare ad occhi chiusi – 2022 – acrilico su plexiglass cm 50x30

Qualcosa le strinse la mano, sentì la sua forza che la tirò verso la “cosa”, chiuse gli occhi, ma li riaprì subito. Era troppo curiosa. Stava galleggiando nell’aria! Trovò la sensazione bellissima e si lasciò trasportare senza più timore. Tutto attorno vide un bosco, così almeno le sembrò. Una parte le ricordò un boschetto dove aveva passeggiato in autunno, aveva gli stessi colori: gialli, marroni, macchie di rosso. Ma per quanto aguzzasse lo sguardo, quasi non riuscì a distinguerne le foglie e i rami, tanto erano fitti.

Dall’altra parte il bosco era verde, come se primavera e autunno si fossero incontrate. Questo bosco era diverso, i verdi disegnavano poche macchie qua e là. Le seguì con gli occhi rapiti, si mossero appena, come spinte dal vento, ma qualcosa la distrasse. Era un gruppetto di macchie più scure, tra il bosco-autunno e il bosco-primavera, le sembrarono sbuffi di fumo sfilacciati. Si dette una piccola spinta, volteggiando nell’aria, per avvicinarsi. Inclinò la testa da una parte e dall’altra, seguendo la lenta rotazione dei ciuffi. Le sembrarono avvicinarsi a un punto, quasi si toccarono, ma il loro moto riprese con curve più larghe, lasciando dietro a ogni ciuffo una coda di fumo.

Lei sorrise, affascinata da quello strano movimento, poi sentì una voce. Stava chiamando proprio il suo nome! Le sembrò che venisse dalle macchie scure che continuarono la loro danza in cerchio. Ebbe la tentazione di avvicinarsi, ma il pensiero di fare una cosa sbagliata la fermò. Non era mai stata in un posto così, cosa avrebbe detto la mamma? Fece una piroetta, la cornice sospesa era al suo posto, la rassicurò. Vide al suo interno ombre di persone, come in uno stagno. Allungò la mano, toccò la porta e chiuse gli occhi.

O stagioni o castelli Matteo del Giudice
Matteo Del Giudice – O Stagioni, O Castelli – 2022 – acrilico su carta cm 30x21 

Li riaprì. Al centro della grande stanza riconobbe sua mamma che rideva con il signore. Erano entrate altre due persone e le vide camminare e fermarsi, camminare ancora e rifermarsi. Sentì un brivido, il cuore le batteva ancora forte, si voltò verso la “cosa” giallo-sole, come per scacciare il timore. Gli schizzi neri se ne stavano immobili al loro posto, sempre un po’ sbilenchi.

Fece qualche passo, facendo finta di annoiarsi, ma si fermò subito. I suoi occhi passarono dal pavimento al muro, fino a fermarsi su un altro quadro. Non riuscì a staccare gli occhi da quei colori forti, veloci, pulsanti. Si concentrò su corte strisce, come graffi chiari, le ricordarono una pioggia fredda in un cielo scuro di nuvole. D’istinto lo sguardo si posò su una grande macchia viola, nella parte destra della “cosa”. La bimba morì dalla voglia di curiosare, convinta di toccare il cielo, si avvicinò, allungò la mano e con le dita sfiorò il viola. Chiuse gli occhi.

Sentì silenzio, non c’era suono di pioggia, non sentì alcun suono, restò con il fiato sospeso. Riaprì gli occhi, davanti a lei c’era una coperta viola che copriva un grande letto, poco più in là intuì un armadio. Era solo una grande ombra chiara, ma fu sicura che fosse un armadio, come quello della nonna. Si voltò lentamente, un po’ ansiosa, ma gli occhi le luccicarono di curiosità. Incrociò quelli scuri di una signora, seduta dall’altra parte della stanza, non se n’era accorta prima. Era vecchia, più della nonna, e vestiva strana. Aveva i capelli argento e portava una gonna gonfia e scura, lunga fino ai piedi, ci teneva sopra una coperta viola. L’anziana se la sistemò, fissandola con gli occhietti neri.

«Vieni, figliola.»

Vide una mano allungarsi verso di lei, la mamma le aveva insegnato a non dare confidenza agli sconosciuti. Provò una strana agitazione, sentì il cuoricino accelerare. Si voltò, chiuse gli occhi e fece un salto. Ritrovò la grande stanza come l’aveva lasciata, non guardò neanche la mamma. Fece tre passi, il gioco le stava piacendo e si fermò davanti al quadro accanto. Rimase a bocca aperta. Ritrovò il giallo del sole, il viola pallido e il nero intenso, li conosceva già e la spinsero a osare. I suoi occhi saltellarono qua e là sulla tela, fino a soffermarsi su macchie arancio. Era un colore nuovo, le piacque e si avvicinò per toccarlo. Lo fece, ma non resistette e chiuse ancora una volta gli occhi. Non ebbe il coraggio di riaprirli, era affannata, come se avesse fatto una corsa. Sentì davvero il sole sulla pelle, il calore le rallentò il cuore, ma il fiato le restò sospeso. Qualcosa si mosse. Riaprì gli occhi e restò a faccia in su con l’espressione stupefatta. Vide folletti, come quelli dei cartoni, vestiti di nero e con mantelli svolazzanti viola e arancio, ballavano attorno a lei. Erano graziosi, volavano in tondo, mettevano allegria. Vide le loro mani, con le dita lunghe e sottili, che si allungarono come per afferrarla, invitandola a danzare. Lei provò ad acchiapparne una, ma lo spiritello si allontanò ridendo, facendo roteare il mantello arancio. Riprovò e accadde la stessa cosa con un folletto viola. La bimba ci rimase male e, come aveva imparato a fare, chiuse gli occhi e saltò.

un giorno qualsiasi Matteo del Giudice
Matteo Del Giudice – Un giorno qualsiasi – 2020 – acrilico su plexiglass cm 18x9

«Tutto bene?»

La mamma la fissò con uno sguardo interrogativo.

«Sì.»

«Ti stai annoiando?»

«No mamma.»

La vide sorridere e tornare a parlare con il signore. La bimba rimase in silenzio, vicina alla parete. Abbassò lo sguardo a terra, incerta. Con la scarpa fece rotolare alcuni sassetti sul pavimento, ne ascoltò il rumore, pensando. Guardò verso la mamma, si era spostata con il signore davanti a un quadro. Aveva tanti bei colori, blu, rosso, verde, ma soprattutto rosa. Le ricordò la sua cameretta, a lei piaceva il rosa. Piegò appena la testa per guardarlo meglio. Le parve d’intuire una bella campagna con i verdi erba-campi, i blu acqua-cielo e i rosa fiore-tramonto. Sentì la carezza dei rossi vento-calore, provò un senso di dolcezza, come quando la mamma l’abbracciava. Sì, le piaceva tanto il rosa. Le tornò la voglia di curiosare e camminò spavalda lungo i muri della grande stanza, ogni tanto alzando gli occhi quando un colore le piaceva.

doppio blu Matteo Del Giudice
Matteo Del Giudice – Doppio Blu – 2022 – acrilico su plexiglass cm 50x100

Senza accorgersene arrivò davanti a una “cosa” blu, era come se la stesse chiamando, il colore si fece suono. Fissò la superficie scura, ma i suoi occhi furono rapiti da strisce di un bel verde squillante, lo stesso colore che lei usava per disegnare l’erba. Si avvicinò, sfiorò appena una linea verde, la seguì con il dito fino a dove poté arrivare. Non successe niente e fu un po’ delusa. Sollevò il dito dalla linea e senza pensare lo spostò verso sinistra. C’erano due macchie dello stesso verde squillante, se ne stavano sole solette, proprio com’era lei in quel momento. Premette forte il dito sulla macchia a destra, vide il blu muoversi verso di lei e chiuse gli occhi.

Li riaprì e si trovò in una strada. Non era una strada come le altre. Si guardò i piedi, stavano posati su una striscia verde brillante, che correva lontano lontano, diventando sempre più piccola. Si accorse di altre strisce smeraldo che andavano nella stessa direzione, era come se vibrassero. Guardò la sua scarpa e fu sicura di essere su una strada, per quanto strana. Alzò gli occhi per esplorare cosa ci fosse attorno. Vide macchie blu ovunque, tanti blu diversi, ciascuno unico, qualcuno quasi nero, tutti scuri a modo loro.


I blu giocarono a confondersi, si abbracciarono, si mossero, fino a formare delle sagome rettangolari.

«La città!» pensò elettrizzata. Qua e là tra i rettangoli-palazzi, punti smeraldo brillarono sospesi nel blu profondo. Le parvero piccole luci pulsanti, come strane stelle. Si perse a guardarle, voltando la testa in ogni direzione. Ne vide ovunque. Le parve di vedere solo blu e verdi, la città le sembrò non finire mai, ma lassù in alto si accorse di un rosso solitario.

«È il sole che saluta!»

Fu distratta da un rumore, si voltò, le strisce verdi attorno a lei si mossero appena.

«Sono sulla strada, devo stare attenta. Mamma me lo dice sempre.»

Provò a spostare il piede fuori dalla striscia verde, posò la scarpa su un blu profondo come il mare. Spostò anche l’altro piede e appena questo toccò il blu, vide tutto muoversi verso di lei. I rettangoli-palazzi si fecero curvi e la abbracciarono, la sollevarono, più su, sempre più in alto, nel blu notte. Chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel volo. Sentì un tocco sulla sua spalla, riaprì gli occhi, vide il viso della mamma.

«Tutto bene piccola?»

Fece cenno di sì con la testa, abbassò gli occhi per nascondere il subbuglio che sentiva dentro.

«Io ho finito. Ti piace? Ce lo portiamo a casa.»

Lei riconobbe la “cosa” dai bei colori, blu, rosso, verde e rosa. Le scappò un sorriso.

«Mi piace il rosa.»

«Sono contenta. Allora, ti è piaciuta la mostra?»

«Mi piacciono i colori.»

«Visto che non era così noioso? Sei stata brava. Torniamo a casa, ti meriti il cartone.»

Omaggio all’artista Matteo Del Giudice e alla sua mostra “I Colori dell’Anima”, Sala Porta Brescia, Peschiera del Garda (VR), 22-27 marzo 2023.

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